(CAVALIERI MARVEL)
N° 114
SHI
PROLOGO
La ragazza siede nuda
con le gambe incrociate e gli occhi fissi sulla naginata[1] i
suoi pensieri vanno all’antico insegnamento del monaco Zen Takuan Soho: “Libera la mente, acquisisci il metodo. La
mente deve essere concentrata, deve essere libera, libera dal dolore del
passato, dalla paura del futuro, dalla tempesta del presente”.[2]
Vorrebbe
esserne davvero capace ma è molto difficile perché la sua mente non è vuota ma
affollata di pensieri di morte e di vendetta.
Mentre
indossa il suo costume sa che la vendetta continuerà anche stanotte. È il suo
destino, il destino di Shi, l’angelo della Morte.
1.
La ragazza dai lunghi
capelli neri è decisamente molto bella, ha anche un’eleganza naturale ed il
portamento di una modella o forse, ancora meglio, di una ballerina. I suoi
lineamenti rivelano ascendenze nipponiche ma non solo.
Lascia
un mazzo di fiori su una tomba ancora fresca del cimitero di Cypress Hills a
Brooklyn e poi si allontana si ferma quasi subito e dice:
-Mi sta pedinando, Tenente La Bianca?-
Da
dietro un albero spunta un uomo calvo, a parte una chierica intorno alle
tempie. Porta un paio di occhiali e dimostra poco
più di cinquant’anni.
-Non esattamente, Miss Ishikawa. Ero anch’io in
visita alla tomba di Peter Denyse ma quando ho visto che c’era anche lei ho
preferito non disturbarla.- risponde, in tono un po’ impacciato, Joe La Bianca.
Ana
Ishikawa fissa il poliziotto con aria decisamente dubbiosa e replica:
-Vuol dire che non mi sospetta più di essere la
misteriosa vigilante conosciuta come Shi?-
-I suoi alibi sono a prova a prova di che?.- ribatte il poliziotto -Non c’è
alcun dubbio che lei non può essere Shi… a meno che non abbia il dono
dell’ubiquità.-
-E non ce l’ho, può credermi. Tuttavia, lei non
è del tutto convinto.-
-Che lei non sia Shi… o almeno non lo sia più,
ne sono convinto adesso… ma credo che lei sappia chi è.-
-Lei presume troppo, Tenente. Mi creda: non
sarà seguendo me che arriverà alla sua assassina.-
Detto
questo, la ragazza euroasiatica si avvia a lunghe falcate verso l’uscita del
Cimitero voltando le spalle al Tenente Joe La Bianca.
Forse
è vero, pensa lui, o forse no, lo vedremo.
Santa
Providencia è una piccola nazione insulare centroamericana a cavallo degli
oceani Atlantico e Pacifico, è sia una rinomata meta turistica che un paradiso
fiscale ma è anche e soprattutto un rifugio sicuro per chi, in fuga dalla
legge, ha soldi sufficienti per pagarsi il costosissimo soggiorno o è
disponibile a mettere i propri discutibili talenti al servizio di cause non
proprio limpide.
L’uomo
che entra in uno dei locali della capitale, un afroamericano sui quarant’anni,
muscoloso, con una vistosa benda nera sull’occhio sinistro e l’aria di uno con
cui è meglio non attaccar briga, si guarda rapidamente intorno per poi
dirigersi ad un tavolo a cui sono seduti: un uomo bianco
sulla cinquantina un po’ sovrappeso che indossa un completo che in origine
doveva essere stato candido come la neve ma ora sembra aver bisogno di una
buona lavata e di un’energica stiratura ed un’attraente donna dai capelli rossi
e gli occhi verdi.
-Benvenuto, Rufus.-
lo saluta la donna - Sei solo?-
-Elder e Doolin sono
rimasti in Messico.- risponde Rufus Carter sedendosi al tavolo -E comunque
questa è una faccenda personale… molto personale.-
-Non solo per te.-
ribatte la donna il cui nome è Kathryn O’Brien. -Quel pazzoide, oltre alla tua
protetta ha rapito anche la figlia di Gilberto Alcantara e lui vuole la sua
testa…. Letteralmente.-
-Non fatico a
crederlo. Conosco il vecchio ed anche il sicario[3]
che ha mandato ad affiancati.- Carter indica un uomo di evidenti origini indie
che somiglia all’attore Danny Trejo -Un vero artista del machete. Ma veniamo al
dunque, li avete trovati?-
L’uomo in abito bianco si schiarisce
la voce, beve un sorso di liquore dal suo bicchiere e parla:
-Quando la bella
Kathy mi ha chiamato io mi trovavo in Delvadia per seguire un certo affare.[4]
Ho messo subito all’opera i miei informatori e non ho tardato a scoprire che un
certo Stewart Carter dell’Alabama era arrivato qui a assieme a due ragazze: una
biondina minorenne ed una sventola messicana un po’ più anziana.-
-Dove posso
trovarli?-
-Quello è facile ma
ti avverto, Carter. Quel tizio tuo omonimo si è comprato la protezione del boss
locale, un americano di nome Graydon Creed, un tipo molto pericoloso che si
circonda di tipi ancora più pericolosi. Superumani, per intenderci.-
-Anch’io so essere molto
pericoloso, Bascomb, lo sai.- ribatte Rufus Carter.
Jack Bascomb sospira e replica:
-Non ne dubito,
conoscendoti, ma ti converrà comunque stare
attento. E a proposito; bentornato nel giro, guercio.-
La Galleria Oike, specializzata in
arte e cimeli giapponesi, si trova nel centro di Manhattan, non troppo distante
dal Metropolitan Museum. Nel suo ufficio la direttrice Ana Ishikawa sta
esaminando un reperto che deve essere ancora datato e catalogato quando nella
stanza entra una giovane donna giapponese che indossa una camicetta rossa e
pantaloni neri molto aderenti.
-Sono arrivata appena
possibile. Cosa c’è?- chiede.
-Nulla di buono,
Tomoe. Oggi ho incontrato Joe La Bianca e mi ha detto che non sospetta più che
io sia Shi.- risponde Ana Ishikawa.
-Beh, mi pare una
buona notizia.- ribatte Tomoe Gozan.
-Mi ha fatto anche
capire di essere convinto che Shi è qualcuno legato a me. Quanto credi che gli
ci vorrà per capire che la candidata più probabile sei tu?-
-Credere di saperlo e
poterlo provare sono due cose molto diverso. Non è così che funziona in questa
nazione?-
-Questo non fermerà
La Bianca.-
-E non fermerà
nemmeno me, non finché non avrò finito tutto quello che deve essere fatto.-
2.
Il nome dell’uomo è Azuma Gōda ed è
un oyabun, l’equivalente di un padrino nella Yakuza, la mafia giapponese. In
questo momento è anche un uomo preoccupato sotto la maschera di impassibilità
che sfoggia mentre ascolta il resoconto dei suoi sottoposti.
-Cosa sappiamo di
questa… Shi?- chiede infine.
-Molto poco,
purtroppo.- ammette a malincuore il suo saiko-komon,[5]
-È comparsa alcuni anni fa a New York iniziando una guerra personale contro la
famiglia di Masahiro Akashi. Alla fine Akashi si è fatto arrestare confessando
di essere lui l’autore degli omicidi attribuiti a Shi. Sono certo che mentisse
ma non so dire il perché.-
-Bushido.-[6]
sentenzia Gōda con calma -Akashi-san riteneva di avere un debito d’onore
con quella donna e l’ha ripagato addossandosi le sue colpe. Che ne fu di lei?-
-Non se ne è più
sentito parlare… fino a poco tempo fa.-
-Bushido.- ripete
Gōda -Un debito di sangue, forse la morte di qualcuno che le era caro,
l’ha spinta a riprendere la via del guerriero e se è così, non si fermerà
finché non avrà ucciso l’ultimo dei responsabili,… ossia me. Voglio che scoviate
ogni notizia, anche la più insignificante, su tutte le persone coinvolte con le
originarie imprese di Shi. Voglio sapere chi è e quando lo saprò… morirà.-
L’Hotel Sol del Mar poco distante
dalla capitale di Santa Providencia è da tempo il quartier generale del vero
padrone di questa piccola repubblica del Centro America. Non ha titoli od
incarichi pubblici ma è lui a dare gli ordini al
presidente fantoccio che nominalmente tiene le redini del governo ed è con lui,
con quest’uomo biondo sui quarant’anni dall’aspetto luciferino, che bisogna
trattare se non si vogliono avere grane a Santa Providencia.
L’afroamericano con la benda
sull’occhio sinistro lo sa bene mentre assieme alla sua compagna dai capelli
rossi raggiunge la veranda dove l’uomo in questione sta seduto su una sdraio
sorseggiando un cocktail. Non sembra
sorpreso di vederli o preoccupato per la loro presenza, forse perché con lui ci
sono alcuni individui dall’aria decisamente pericolosa.
I nuovi arrivati si fermano davanti
a lui e l’uomo inizia a parlare:
-Mr Creed? Graydon Creed? Io sono…-
-Rufus Carter,
conosciuto anche come Super Midnight.- completa per lui Graydon Creed con un
sorriso -E la sua graziosa amica si chiama Kathryn O’Brien, entrambi americani
ed entrambi ex agenti della C.I.A. diventati agenti indipendenti. So del vostro
arrivo da quando avete messo piede su quest’isola.-
-Complimenti al suo
servizio informazioni.- interviene Kathryn O’Brien -Sa anche perché siamo qui?-
-No, ma posso
indovinarlo: cercate uno dei miei ospiti paganti e poiché Miss O’Brien è
arrivata insieme ad un sicario del
Cartello guidato da Gilberto Alcantara, credo anche di aver capito di chi si
tratti. È forse un suo parente, Mr. Carter? Avete lo stesso cognome.
-Non ho mai
incontrato Stewart Carter ma so che è un bastardo figlio di puttana che ha
stuprato la figlia quindicenne fin da quando era bambina e dopo che lei è
fuggita l’ha inseguita e ripresa uccidendo un bel po’ di persone sul suo
cammino. Ha anche rapito l’unica figlia di Gilberto Alcantara, pessima mossa.-
replica Rufus.
-E vorreste
riportarlo negli Stati Uniti? Se non lo sapete, non abbiamo trattati di
estradizione qui.-
-Lo so e so anche che
una buona parte dei suoi introiti derivano dal prezzo salato che chiede ai
ricercati che cercano rifugio qui ma a me non interessa. Quello che voglio è solo liberare Sally-Anne. Alcantara dal canto
suo rivuole sua figlia e vuole anche la testa del suo rapitore, per questo ha
inviato qui il suo migliore sicario.-
-I miei ospiti si
aspettano protezione da me, immagino che lo capisca.-
-Lasciali fare,
Graydon. Coloro che fanno del male ai bambini infrangono la Legge del Signore e
meritano di bruciare nelle fiamme dell’Inferno.-
A parlare è stato un uomo dai
capelli bianchi e l’aria autorevole appena uscito sulla veranda.
-Io la conosco!-
esclama Kathryn -Lei è il Reverendo William Stryker. Era a capo di una setta
fondamentalista che predicava lo sterminio dei mutanti ritenuti figli del
demonio. Mi pare di ricordare che tra le vittime della sua crociata ci fossero
anche dei bambini.-
-E per questo peccato
sono rassegnato ad avere un posto nella Gehenna, Miss.- replica, pacato,
Stryker poi si rivolge di nuovo a Creed -Ti invito a lasciargli fare il loro
lavoro. Non interferire con gli angeli della vendetta.-
-In effetti, non
sarebbe una mossa saggia mettersi contro Gilberto Alcantara. In questa disputa
mi manterrò neutrale.- decide, infine, Creed.
Rufus Carter sogghigna e replica:
-Mi basta.- poi si
rivolge a Stryker -Dubito
molto di poter essere paragonato ad un angelo, Reverendo, ma quanto alla
vendetta... credo di essere uno specialista.-
Un
jet della British Airways atterra nell’aeroporto internazionale di Hong Kong.
Tra i tanti passeggeri un uomo elegante dallo sguardo cupo.
Con
pazienza aspetta il suo turno alla dogana. Finalmente si trova a tu per tu con
il funzionario allo sportello e gli porge il passaporto, una formalità che un
tempo, quando Hong Kong era un possedimento britannico e non una Regione
Amministrativa Speciale della Repubblica Popolare Cinese, non sarebbe stato
necessario, altri tempi.
-Reston, Clive Reston.- si presenta.
-Uhm.- borbotta l’uomo aldilà dello sportello
-Cosa la porta a Hong Kong, Mr. Reston? Affari o turismo?-
-Questioni personali da sistemare.- è la
risposta.-
Il
funzionano borbotta qualcosa di incomprensibile e poi restituisce il passaporto
a Reston.
-Le auguro buona permanenza a Hong Kong, Mr.
Reston.-
L’altro
non replica e si avvia all’uscita. Non ha mentito. Non è qui come agente del
Secret Intelligence Service britannico ma per una missione decisamente
personale perché non c’è nulla di più personale della vendetta.
3.
Il
rito della vestizione è molto importante per un guerriero samurai o per il suo
equivalente femminile e la donna che si fa chiamare Shi segue il suo con
scrupolo. Con pazienza si applica sul viso il trucco che lo trasforma in una
maschera kabuki[7] poi, una volta finito,
esamina le sue armi e le trova pronte all’uso.
-Stanotte berrai altro sangue.- mormora alla
sua naginata femminile prima di metterla a tracolla.
Con
un balzo è oltre il terrazzo della sua abitazione e per qualche istante sembra
danzare nel vuoto poi atterra sul tetto di un palazzo vicino e comincia a
correre.
Forse
il suo bersaglio di stanotte si aspetta una sua visita o forse no, ma non ha
importanza perché l’angelo della vendetta non può essere fermato.
Alle
sue spalle un’altra giovane donna chiude la finestra e silenziosamente prega.
Kathryn
O’Brien ci ha provato a lasciarsi alle spalle una vita di violenza ma il
destino l’ha riportata indietro. No, è inutile che finga con se stessa: non è
stato il destino, è stata lei a volerlo. In qualche modo è solo così che riesce
a sentirsi viva ed è un pensiero terribile.
-A cosa stai pensando?- le chiede Rufus
Carter.-
-Che, diversamente da mia sorella, non sono
fatta per la vita familiare.- risponde Kathryn poi chiede al suo compagno Tu
hai figli, Rufus?-
Colto
di sorpresa da quella domanda Rufus rimane un attimo senza parole poi replica:
-Uhm, no… non che io sappia almeno. Perché
questa domanda?-
-Io credo che sarei una pessima madre ma da
come ti preoccupi per quella ragazzina, Sally-Anne, credo che potresti essere
un buon padre.-
-Non lo so, ma una cosa la so: mi sono assunto
una responsabilità con Sally-Anne ed io non scappo davanti alle mie
responsabilità.-
-Esattamente quello che intendevo. Io, invece…-
Kathryn
non finisce la frase. Il messicano che li accompagna la interrompe dicendo:
-Credo che ci siamo.-
Indica
un bungalow sulla spiaggia poi estrae il suo machete.
Il
posto è un’elegante villa in arenaria in uno dei quartieri cosiddetti alti di
New York. Il suo attuale occupante è un giapponese giovane ma dall’aria
autorevole che in un salone arredato con gusto tipico della sua patria sta
sorseggiando una tazza di sakè quando qualcosa infrange il vetro della
porta-finestra della terrazza.
-Ma cosa?- esclama l’uomo.
Sulla
terrazza è appena apparsa una giovane donna dai lunghi capelli neri che indossa
un succinto costume rosso e blu.
-Azuma Gōda, hai sbagliato a venire negli
Stati Uniti.- dice in giapponese la nuova venuta avanzando verso di lui con una
naginata in pugno -Dovevi rimanere in Giappone.-
L’uomo
non sembra turbato e con freddezza replica:
-Tu sei Shi, giusto? Non sono sorpreso di
vederti qui, anzi ti stavo aspettando.-
Da
due porte laterali entrano uomini armati. Posando la tazza su un tavolino Azuma
Gōda dice:
-Il tuo nome è sinonimo di morte ma stavolta
sarai tu a morire.-
4.
Il Tenente Joe La
Bianca era certo che tenere sotto controllo Azuma Gōda dal suo arrivo a
New York fosse una buona idea ed ora sa di aver avuto ragione.
La
giovane donna bionda seduta accanto a lui nell’auto parcheggiata a poca
distanza dalla dimora del giapponese gli si rivolge dicendo:
-Sta succedendo qualcosa nella villa, Signore.-
-Lo vedo da me, Rachel e se è proprio quello
che speravo, avremo preso due piccioni con una fava.- replica La Bianca, poi
parla nel microfono -Qui La Bianca. Si entra in azione, Ora!-
Scende
dall’auto, si sbarazza della giacca, indossa un giubbotto antiproiettile
e\impugna un fucile a pompa.
-Muoviamoci.- dice.
La
Detective di Terzo Grado Rachel Thompson non perde tempo ad imitarlo e lo segue
nella sua corsa verso la villa.
All’interno
della suddetta villa Azuma Gōda osserva la donna che si fa chiamare Shi
battersi contro i suoi uomini e non può negare una punta di ammirazione per
come affronta il pericolo, evitando i proiettili e mulinando la sua lama con spietata
efficienza mietendo vittime come se fosse davvero un demone della vendetta.
Peccato che sia un’avversaria e non un’alleata.
Quando
l’azione si placa, solo Shi e Azuma sono rimasti in piedi.
-Complimenti.- le dice l’oyabun -Sei davvero
all’altezza della tua leggenda.-
-I tuoi uomini sono morti.- replica Shi -Rimani
solo tu.-
-Loro dovevano solo testarti ed anche stancarti
in attesa della vera sfida. Ora puoi entrare, Hachiman.-
Da una delle porte fa
il suo ingresso un imponente giapponese che veste l’antico costume dei samurai.
-È tua!- dice Azuma -Puoi ucciderla.-
Stewart
Carter osserva il messicano dai lunghi baffi mentre avanza verso il suo
bungalow ed esclama:
-Quel bastardo di Creed mi ha venduto-
-Che ti aspettavi?- gli grida Carmen Alcantara
dalla sedia a cui è legata -Tutti lo sanno che non conviene avere mio padre
come nemico.-
-Zitta, troia. Non ho certo paura di
quell’idiota con il machete. Guarda come lo sistemo.-
Stewart
spinge la canna del suo fucile oltre la finestra e prende la mira.
5.
Il
suo avversario maneggia la katana con consumata abilità e Shi riesce a stento
ad evitare il primo fendente poi si produce in una serie di acrobazie che
impediscono al suo avversario di colpirla ma anche a lei di avvicinarsi
abbastanza da colpirlo a sua volta.
Finalmente si ferma sul
parapetto del terrazzo ed aspetta l’assalto del suo nemico. All’ultimo momento
salta oltre la sua testa e con un gesto rapido spinge la lama della sua
naginata nella sua schiena.
L’uomo chiamato
Hachiman barcolla in avanti e piomba oltre la terrazza. Shi atterra
elegantemente sui talloni e si accorge che sulla strada di sotto il suo
avversario si sta rialzando apparentemente senza un graffio.
La giovane donna non si
concede il tempo di rifletterci su. Vede arrivare un uomo anziano ed una
ragazza entrambi armati e li riconosce: lui è Joe La Bianca e lei una
poliziotta di cui non ricorda il nome. Se ha ragione, le loro armi sono inutili
contro Hachiman, dovrebbe importarle? Getta un rapido sguardo all’interno.
Azuma Gōda è sparito e la cosa non la sorprende. Senza altre esitazioni
salta oltre la terrazza.
Joe La Bianca vede
l’uomo in costume, un giapponese, cadere dal terrazzo ed ha la netta
impressione che non abbia nemmeno sfiorato il suolo prima di rialzarsi.
-Chiunque tu sia, fermo e getta a terra quella
spada!- intima.
L’altro
gli rivolge uno sguardo di sfida e replica:
-Tu chi sei per darmi ordini, uomo?-
-Sono il Tenente Joseph La Bianca della Polizia
di New York e ti ripeto di gettare la tua arma -
-La vuoi? La avrai.-
Hachiman
si lancia contro di loro. La Bianca e Rachel Thompson gli sparano
istintivamente ma vedono i proiettili cadere a terra prima di raggiungerlo.
Un
altro maledetto superumano, pensa La Bianca mentre quella specie di samurai si
avvicina incurante dei proiettili che i due poliziotti continuano a sparare. La
sua katana descrive un arco verso i due ma prima che possa completarlo,
qualcosa lo ferma. Per la precisione: un calcio a piedi uniti vibrato da Shi.
-Allontanatevi!- intima -A lui ci penso io.-
-Non se ne parla nemmeno.- ribatte La Bianca
-Questo è un affare della Polizia e tu sei ricercata per multipli omicidi.-
-Lei è davvero testardo, Tenente, ma questo non
è un gioco.-
-Shi ha ragione.- interviene Hachiman -Non è un
gioco ma una questione d’onore tra me e lei.-
-Me ne sbatto delle vostre questioni d’onore .
Siete entrambi in arresto.-
Da
lontano arriva il rumore di sirene che si avvicinano sempre più rapidamente.
-Ho chiamato i rinforzi prima di intervenire.
Ci saranno anche i ragazzi di Codice Blu.- spiega La Bianca.
Hachiman
corruga la fronte valutando rapidamente la situazione poi tocca un fregio nella
sua cintura. Un lampo si sprigiona improvviso accecando momentaneamente i
presenti.
Quando
tornano a vedere sia Hachiman che Shi sono scomparsi.
-Dovevo aspettarmelo.- borbotta La Bianca.
-Deve ammettere che Shi ci ha salvato la vita,
Tenente.- puntualizza Rachel.
-E non è nemmeno la prima volta per entrambi,
lo so, ma non posso permettermi favoritismi. È una vigilante violenta ed anche
se quelli che uccide sono criminali, non posso restare a guardare. La prossima
volta che ci rivedremo dovrò arrestarla.-
Azuma
Gōda rientra nella sua abitazione dopo un lungo interrogatorio alla
Centrale di Polizia. Ovviamente non hanno potuto trattenerlo: non ci sono prove
di suo coinvolgimenti in atti criminali ed è stata Shi ad aggredirlo, non il
contrario.
Shi,
una donna davvero intrigante, una kunoichi degna di stare alla pari della
leggendaria Elektra o Lady Bullseye, peccato che inevitabilmente dovrà morire.
EPILOGO
Rachel
Thompson esce dal Quartier Generale della Polizia di New York al termine del
suo turno di servizio ed una volta raggiunta la sua auto si immette nel
traffico in direzione di Midtown. La sua mente è rivolta a pensieri piacevoli
per la serata che l’aspetta, poi, contro la sua volontà i suoi pensieri vanno
in altre direzioni.
Il ritorno sulla scena
di Shi è stato del tutto inaspettato, come se New York non avesse già
abbastanza vigilanti in costume. Chissà dove è stata in tutti questi anni? E
perché si è rifatta viva proprio adesso? La risposta a quest’ultima domanda è
più facile: la morte di Peter Denyse, ovviamente. Peter affiancava Joe La
Bianca nelle indagini sugli omicidi Shi dopotutto.
In fondo non tutto il
male viene per nuocere: Shi potrebbe rivelarsi molto utile per bloccare il
nuovo tentativo della Yakuza di mettere radici a New York e di sicuro è stata
utile a lei: Hachiman avrebbe potuto ucciderla senza il suo intervento
Riflettendo su questo
Rachel raggiunge il condomino dove abita, parcheggia la sua auto e sale nel suo
appartamento. Apre la porta ed una voce di donna la accoglie dicendo:
-Non accendere la luce.
Nella
semioscurità Rachel intravede la silhouette di una donna e riconoscendone
l’abbigliamento esclama:
-Shi?-
CONTINUA
NOTE DELL’AUTORE
Cose
molto interessanti da dire su questo episodio, quindi non perdiamo tempo:
1) Shi è un personaggio
creato da Billy Tucci nel 1993 che ha avuto però la sua consacrazione nella
maxiserie in 12 numeri
“Shi: The way of the
Warrior pubblicata dalla Crusade Comics, casa editrice
da lui fondata dall’aprile 1994 all’aprile 1997 realizzata da Tucci con
l’assistenza di altri ai testi e disegni. A mio modesto avviso Tucci mostra
all’inizio più di una lacuna sia nel disegno che soprattutto nella narrazione
spesso confusa, ma con il tempo migliora decisamente.
2) Nonostante
appartenga di diritto al filone delle bad girls con tanto di costumino
succinto, Shi è interessante anche per il suo conflitto interiore: giapponese per
parte di padre e americana per parte di madre era una donna divisa tra due
culture ed è questo che mi ha spinto ad inserirla in MIT. Nell’adattarla ho
scelto di considerare solo la già citata maxi serie ed il crossover con Devil.
Le sue vicende riprendono quindi, dalla fine della maxiserie.
3) Tomoe
Gozan, Joe La Bianca, Peter Denyse, Masashiro Akashi e Rachel Thompson vengono
tutti dalla citata maxiserie
4) Hachiman
è invece stato creato da John Ostrander & Tom Lyle su Punisher Vol. 3° #3
datato gennaio 1996.
5) Azuma
Gōda è stato creato da Jason Aaron & Steven Sanders su Wolverine Vol.°
#300 datato marzo 2012. Lì era però un membro della Mano e non della Yakuza. Ho
deciso il cambiamento perché il suo ruolo si adatta più alla Yakuza che alla
mano nella concezione che ne abbiamo sia io che Mr. T, sceneggiatore di
Wolverine in MIT.
6) Jack
Bascomb è stato creato da Archie Goodwin & John Byrne su Wolverine Vol. 2°
#19 datato dicembre 1989.
7) Se
devo spiegarvi chi sono Graydon Creed e William Stryker, non siete lettori degli
X-Men. -_^
Nel
prossimo episodio: un epilogo di sangue per Rufus Carter ed i suoi amici, i
segreti di Rachel Thompson e Shi tra la Yakuza e le Triadi.
Carlo
Carlo
[1] Lama innestata su un’impugnatura di legno, una delle armi tipiche dei samurai giapponesi.
[2] Da “Shi: The way of the Warrior” #1 di Billy Tucci con Peter Gutierres, Crusade Comic., aprile 1994. Prima edizione italiana: “Shi: La via del Guerriero #1 giugno 1999.
[3] In Spagnolo nel testo.
[4] Per saperne di più vedi Vendicatori Segreti #45/47.
[5] Consigliere anziano.
[6] Il codice d’onore dei samurai.
[7] Forma teatrale giapponese.